Tominz Giuseppe

(Gorizia 1790 – Gradiscutta 1866) Figlio di un commerciante in ferramenta, studiò in seminario e nel contempo apprese a dipingere con un pittore suo concittadino, Carlo Kebar. Restato orfano di madre in giovanissima età, abbandonò la casa paterna dopo le seconde nozze di suo padre, nel 1803. Dopo aver errato per alcuni anni nei paesi e nelle borgate del goriziano guadagnandosi da vivere come ritrattista, nel 1808 fu notato dall'arciduchessa Marianna d'Austria, sorella dell'imperatore Francesco I che, riconosciuto il talento del giovane, l'anno successivo lo inviò a Roma a perfezionarsi presso la bottega di Domenico Conti Bazzani, artista mantovano che risiedeva da tempo nella città papale. A Roma Tominz entrò in contatto con alcuni grandi pittori del tempo, come Francesco Hayez e Ingres ed apprese le tecniche dell'incisione da Bartolomeo Pinelli. Di questo periodo sono La venere e cupido, La lettrice e soprattutto uno Studio di apostolo che ottenne premi e riconoscimenti da parte del mondo accademico capitolino.Noto soprattutto come ritrattista, Giuseppe Tominz assorbì negli anni giovanili romani la lezione neoclassica, che successivamente si arricchì di suggestioni romantiche, ma che mai venne del tutto abbandonata dal pittore. Borghesi, nobili, alti prelati, funzionari ed artisti vollero farsi immortalare da lui. Fine psicologo, maestro nell'impiego della luce e nella tecnica del chiaroscuro, Tominz riusciva a mettere in evidenza, facendoli nitidamente emergere, i tratti salienti della personalità dei propri modelli. Il suo stile fu sobrio, soffuso da un equilibrio e una compostezza di gusto neoclassico. Biblio: AA.VV. (a cura di Renato Barilli), Il primo ottocento italiano, la pittura fra passato e futuro, Milano, Mazzotta editore, 1992 Laura Ruaro Loseri, Ritratti a Trieste, Roma, Editalia Gruppo Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 199.

 

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