Caponi Dino

(Firenze 1920 - Arezzo 2000) secondo di 5 figli (Foresto, Dino, Liliana, Bruno, Milvia) ed i suoi genitori, Armida  Morandi e Pietro Caponi erano di fiere origini contadine. La madre Armida, aveva vissuto e lavorato sulle colline che sovrastano il paese del Galluzzo (a 2 chilometri da Firenze) nel podere di Poggio Secco: il padre Pietro lavorava come operaio all’acquedotto.
Dino, ufficialmente era stato chiamato Luigi in memoria di un cugino del padre che era morto in guerra, ma la madre non aveva mai voluto chiamarlo con il nome di un morto e così Luigi divenne per tutti Dino. Da via del Podestà, intorno al 1927, la famiglia Caponi si trasferì in via di Villamagna avendo, il padre di Dino, avuto assegnata una casa dell’acquedotto
dell’Anconella dove lavorava. Questo cambio di casa avrebbe, di lì a poco, dato una svolta significativa e definitiva al giovane Caponi che già dimostrava passione e abilità per il disegno. Nel vicino casotto del Dazio di via Villamagna si era infatti
trasferito da via Toscanella, Ottone Rosai e nel 1931 il giovane Dino incontrò il “pittore Rosai” che volle conoscere il ragazzo che “disegnava e faceva ritratti ai coetanei del rione” come diceva uno di loro, basso e tarchiato, detto “Paste”. Con Rosai crebbe rapidamente un rapporto di amicizia, e Caponi divenne per lui un allievo, un figlio ed un amico fedele ed attento.E Dino che divorava con gli occhi e con le orecchie tutto quanto faceva e diceva Rosai, con il suo carattere mite, con la sua sensibilità ed intelligenza si rese presto insostituibile per Ottone facendogli da filtro da e verso l’esterno e riuscendo ad avere su di lui come scrive Bilenchi “un influsso benefico come a nessun altro riuscì”. Rosai stimolò intensamente la predisposizione di Caponi al disegno e negli anni dal 1931 al 1935 favorì la pubblicazione dei suoi primi disegni su “Il
Bargello” e “l’Universale”. Già fino da allora (dagli 11 ai 15 anni) sebbene i soggetti fossero simili a quelli del maestro la personalità di Dino veniva fuori con un tratto incisivo, sottile e deciso, delicato e sicuro che scaturiva dalla personalità vivace ma al tempo stesso drammatica, interessata ma rispettosa e stupita della natura e degli uomini. Nel 1932 Sergio Donnini un altro ragazzo, dotato nel disegno ed amico di Dino entra nella bottega di Rosai. Insieme, stimolati e guidati dal maestro
migliorano rapidamente le loro innate qualità nel disegno. Con Rosai Dino ha la possibilità di incontrare Pratolini e Bilenchi la cui conoscenza apre nuovi orizzonti e segna un’ amicizia destinata a rimanere. Nel 1932 vi è la prima mostra a Firenze: “Rosai e i suoi allievi”. Dal ’32 al ’35 ha la possibilità, fra gli altri, di conoscere Ungaretti e Palazzeschi. Nel 1935 insieme a Sergio Donnini, aiutò Rosai nella esecuzione di due grandi pannelli a tempera su stucco nel Bar-Ristorante della nuova stazione di Firenze. Nel 1936 anche Nino Tirinnanzi si reca da Rosai ed entra nuovo allievo, ben accolto da Dino e Sergio, a far parte della “bottega”. Il ritrovo delle “Giubbe Rosse” gli permette nel 1937 di fare amicizia con Alfonso Gatto, Piero Bigongiari, Mario Luzi, Oreste Macrì, Eugenio Montale, Tommaso Landolfi e Carlo Bo. Il frequente scambio di idee, il dialogo e l’ascolto attento di personaggi di tale livello culturale permettono una maturazione e una crescita interiore notevole.
Nel 1939 Liliana, sorella di Dino aveva fatto amicizia con una giovane ragazza, Loretta Martini, con la quale frequentava il laboratorio di ricamo di una certa Sig.ra Carmela. Loretta, frequentando la casa di Liliana ebbe modo di conoscere il giovane
Dino e di frequentarlo tanto da diventarne poi la moglie nel 1943. Dal 1941 al 1943 fu militare. Nel dopo guerra entra in rapporto con altri artisti fiorentini come Faraoni, Loffredo, Farulli, Scatizzi e Venturi e continua in maniera decisa la sua precoce carriera di pittore. Nel tempo, ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Firenze, Venezia e Bologna ed esposto nelle più importanti manifestazioni artistiche, come la Quadriennale romana, il Premio “Fiorino” e il “Premio Marzotto”. Sue opere
si trovano nelle più prestigiose raccolte private e pubbliche, sia in Italia che all’estero.