Nocchi Pietro

(Lucca 1783-1854) Frequentando lo studio del padre Bernardino, si iscrive ugualmente all´Accademia di S. Luca dove segue i corsi di Gaspare Landi, di Vincenzo Camuccini e di Antonio Canova, che, apprezzandone le capacità disegnative, gli fa ottenere importanti commissioni per copie di pitture e sculture, introducendolo al contempo alla conoscenza del neoclassicismo. Per motivi di salute ritorna a Lucca nel 1806, restando in stretto contatto epistolare con Bernardino, che continua a fornirgli suggerimenti e consigli. In patria, dove può ispirarsi agli esempi di Stefano Tofanelli, si dedica con successo alla ritrattistica di tipo ufficiale, alla francese, promossa e favorita da Elisa Baciocchi, appena insediatasi. Dimostra di essere particolarmente versato in questo genere pittorico e i ritratti eseguiti in questo periodo per Elisa, per la famiglia Cenami, per quella Massoni e, in genere, per i personaggi appartenenti all´ entourage della corte, rivelano una tecnica notevole e, quel che più conta, la capacità di reinventare ogni volta formule compositive originali che allontanano questa produzione dagli stereotipi più diffusi. Nei quadri a soggetto sacro, invece, che inizia ad eseguire negli stessi anni - sono del 1809 il Cuore di Gesù fra San Vincenzo Ferrer e Santa Teresa e del 1811 Sant´Andrea condotto al martirio per la eponima chiesa di Viareggio - dimostra di essere maggiormente legato al passato, e si rivelano ancora importanti gli insegnamenti ricevuti dal padre e la conoscenza delle opere di Pompeo Batoni, su cui aveva avuto modo di meditare e a Roma e a Lucca. Per breve tempo torna a Roma, per completare le commissioni per il Palazzo del Quirinale lasciate in sospeso dal padre morto nel 1812, ma rientra rapidamente a Lucca, dove subentra nell´ insegnamento al Liceo al Tofanelli, morto nello stesso anno di Bernardino. Anche sotto i Borbone continua con successo l´attività di ritrattista; appartengono a questo momento il Ritratto di Maria Luisa, quello del Generale Werklein e quello della Famiglia Orsucci, unanimamente apprezzato. Nel decennio 1820-30, influenzato certamente da Michele Ridolfi, con cui ha anche contatti relativi alla Commissione di Belle Arti di cui entrambi fanno parte, si accosta alle tematiche puriste e di conseguenza alla riscoperta e alla rilettura della pittura quattro-cinquecentesca. Testimoniano questa evoluzione il beato Pellegrino Laziosi che ridona la vista a un cieco per la chiesa di S. Andrea a Viareggio e la visione di Ugo Capeto, ora al Museo di Palazzo Mansi, primo esempio di quadro di 'storia' cui seguiranno le due grandi tele ispirate al re longobardo Adaloaldo.