Tommasi Lodovico

(Livorno 1866 - Firenze 1941) Fratello di Angiolo e cugino di Adolfo, nel formarsi artisticamente, subisce anch’egli la positiva influenza di Silvestro Lega, quando la sua famiglia si trasferisce a Firenze. Qui egli frequenta il Conservatorio. La sua partecipazione del 1884 alla Promotrice con l’opera Studio dal vero segna il suo esordio nel mondo dell’arte. Nel 1886 partecipa alla Prima Esposizione di Belle Arti di Livorno con “La bellariva sull’Arno a Firenze”. Anche se proprio in quell’anno i suoi genitori vendono la casa situata a Bellariva e vengono sospesi i rapporti con Lega. Dipinge per lo più “studi dal vero” e paesaggi fino alla fine degli anni Ottanta, esponendo le sue opere alle Promotrici fiorentine. Finito il sevizio militare svolto a Milano, è con Angiolo uno dei frequentatori assidui di Torre del Lago, dove instaura rapporti di alto livello con alcuni protagonisti delle avanguardie artistiche toscane facenti parte della cerchia culturale che gravitava intorno alla figura di Giacomo Puccini. Quando dipinge egli, volendo distaccarsi dall’educazione pittorica ricevuta di tipo macchiaiolo, evolve il suo stile guardando più alla corrente divisionista, seguendo l’esempio di Plinio Novellini. Espone l’opera Inverno alla Promotrice fiorentina del 1894 e l’opera “Notti Uman”e alla Iª Biennale di Venezia, ottenendo in questo ultimo caso un notevole successo di pubblico e di critica. D’ora in poi prenderà parte alle più prestigiose manifestazioni artistiche sia italiane che straniere. Unitamente al gruppo della “Giovane Etruria” partecipa con le sue opere alla Secessione romana del 1913, perseverando nella ricerca formale, il qual fatto lo spinge dapprima a distaccarsi dalle avanguardie e poi, successivamente al periodo bellico, a un riavvicinamento al filone della cultura naturalistica. In questa fase le sue opere sono caratterizzate dalla vivacità dei colori e da una “luce mediterranea”. Dagli anni trenta, invece, si nota un ritorno alla pittura tradizionale nel suo modo di dipingere che è “più severo e monumentale”. Si veda , ad esempio, “Vita semplice”, opera di notevoli dimensioni esposta nel 1930 alla Biennale di Venezia. Ad eccezione del 1897, partecipa con continuità alle Biennali fino alla sua morte che avviene a Firenze il 7 febbraio del 1941.