






(Livorno 1883-1979) nato da modesta famiglia artigiana , il padre era cappellaio, frequenta la Scuola d'Arti e Mestieri ricevendo i primi insegnamenti da Lorenzo Cecchi. Forse Romiti, suo compagno di scuola, lo spinge a frequentare lo Studio Micheli, ma Natali ci andrà poco e senza voglia.Nel 1905 esordisce alla VI Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia, dove tornerà nel 1907 e nel 1910, e alla 80° Esposizione di BB.AA. di Roma.
Frequenta il Caffè Bardi ed è personaggio estroverso e simpatico affabulatore, al centro delle discussioni più impegnate e delle allegre scorribande notturne; tutti colgono subito quanto di assolutamente personale ed originale abbia la sua pittura, nella quale sin dai primi anni propone una visione 'notturnista' e teatralizzante della Livorno popolare, nei gruppi di figure e nelle vedute ambientali. Nel 1911 realizza su questi temi un gruppo di sette litografie, commissionategli da Benvenuto Benvenuti e Gustavo Pierotti Della Sanguigna.
Anche Natali concorre a realizzare le decorazioni della saletta del Caffè Bardi, dipingendo una grande tela (Palazzo a Venezia) e nelle lunette di una delle pareti Scalinata settecentesca e Terrazza rustica, queste ultime perdute nella ristrutturazione dei locali dopo la chiusura del Caffè. Nel 1912 alla I Mostra d'Arte ai Bagni Pancaldi vince la medaglia d'oro del Ministero della P.I e nell'edizione dell'anno successivo raggiunge un particolare successo, con l'acquisto in mostra di Baruffa notturna da parte di Dario Niccodemi, ciò che segna l'inizio di un rapporto di stima e d'amicizia che si manterrà forte per tutta la loro vita. Nel 1913 Natali continua nella pratica incisoria, realizzando alcune splendide acqueforti.
Niccodemi lo ospita nella sua casa di Parigi, dove incontra Boldini, Utrillo, d'Annunzio; rivede gli altri pittori livornesi da tempo a Parigi, Cappiello e Modigliani; è naturalmente attratto dalle atmosfere parigine che dipinge alla sua maniera, con occhio attento alla pittura degli spagnoli come Hermenegild Anglada. In casa del suo ospite in rue de Courcelles, tra il novembre del 1913 e il luglio del '14 quando rientrerà a Livorno, Natali realizza i due ritratti di Antonine di Dario Niccodemi.
Nel 1916 a Brera espone Rissa e visita lo studio di Grubicy; nel 1917 esegue il manifesto e la cartolina per la prima di Lodoletta di Mascagni, partecipa a Livorno all’Esposizione Pro-Soldato, si spende perché possa realizzarsi anche a Livorno una Casa dell'Arte.
Nel 1920 Natali è tra i fondatori del Gruppo Labronico e partecipa alla sua I Esposizione all'Hotel Palazzo e alla XII Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia, dove torna nel 1922. A Roma nel 1922 è alla 90° Esposizione Amatori e Cultori di BB.AA. dove la Galleria d'Arte Moderna gli acquista Chiacchere; a La Fiorentina Primaverile espone sette opere, tra le quali Quiete e Borgata, che la Galleria d'Arte Moderna di Firenze gli acquista; espone nuovamente a Brera (Baraonda) in un crescendo di consensi di critica e di pubblico. Si stabilisce un suo personale primato artistico, che Natali vive, come poi farà per tutta la vita, con spirito di sempre bonaria modestia personale («chissà perché pagano così tanto per comprare i miei quadri?» commentava venendo a sapere di qualche alto prezzo pagato da amatori).
Nel 1923 a Livorno, presentato da Guido Vivarelli, espone 28 dipinti e sette opere grafiche nella sua prima personale a Bottega d'Arte con Llewelyn Lloyd e Moses Levy; nel 1925 presenta 30 opere in una nuova personale a Bottega d'Arte con Ulvi Liegi, Gino Romiti e Valmore Gemignani; è invitato a Buenos Aires e all'Esposizione Internazionale di Pittsburgh. Nel 1928 tiene a Bottega d'Arte una personale insieme a Guglielmo Ghini. Nel 1930 è nuovamente invitato alla XVII Esposizione Biennale d'Arte di Venezia ed espone con il Gruppo Labronico alla Galleria Pesaro di Milano.
Nella pittura di Natali, per generale riconoscimento, già dalla prima maniera e poi sempre più decisamente negli Anni Trenta, si esprime una memoria lirica di Livorno, dei suoi luoghi tipici e di certo suo carattere popolaresco, che Guido Vivarelli nel 1938 rileva bene per primo, proprio quando, per le radicali modificazioni intervenute nel tessuto urbano del centro cittadino, la vecchia Livorno sta scomparendo e la pittura di Natali la recupera alla memoria collettiva, cogliendo una vena profonda del carattere della città.